Una volta si trovavano soli in un vagone due viaggiatori. Uno era grasso e aveva la barba bionda; l'altro era magro e aveva la barba nera. I due lasciavano trasparire una certa placida rassegnazione, una certa malinconia filosofica... E siccome in Spagna quando viaggiamo siamo tutti amici, questi due uomini si misero a conversare familiarmente.
- Io - disse quello grasso accarezzandosi delicatamente la barba - credo che la vita sia triste.
- Io - disse quello magro mascherando con il palmo della mano un leggero sbadiglio - credo che sia noiosa.
- L'uomo è un animale monotono. - Osservò quello grasso.
- L'uomo è un animale metodico. - Replicò quello magro.
Giunserò a una stazione; uno prese un bicchierino di grappa, l'altro uno di acquavite. E ripresero a parlare, malinconici e flemmatici.
- Non conosciamo la realtà. - Disse l'uomo grasso guardandosi contritamente l'addome.
- Non sappiamo nulla. - Rispose l'uomo magro contemplandosi tristemente le unghie.
- Nessuno conosce il noumeno. - Disse il primo.
- In effetti - rispose un po' umiliato il secondo - io non conosco il noumeno. -
- Solo i fenomeni sono reali. - Disse l'uno.
- Sì, solo i fenomeni sono reali. - Ripetè l'altro.
- Viviamo solo grazie ai fenomeni. - Riprese a dire l'uno.
- Sì, viviamo solo grazie ai fenomeni. - Ripetè con profonda convinzione l'altro.
E tacquero in un silenzio lungo e triste...
E quando giunsero al termine del viaggio, si salutarono gravemente, con la consapevolezza di non conoscere il noumeno e che solo i fenomeni fossero reali.
Uno era un filosofo kantiano; l'altro un impresario di baracconi da fiera.
(Tratto da La Voluntad, J. Martìnez Ruiz, trad. di Lia Ogno)
venerdì 1 ottobre 2010
Sull'utilità della metafisica.
Pubblicato da
KidneyMagno
alle
15:42
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1 commento:
Che pagliacciata.
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