sabato 21 aprile 2012

Gears of War 3: finale esplosivo o cocente delusione?

Unendo le forze ancora una volta (la terza, ovviamente), Galfrejus ed io abbiamo terminato anche l'ultimo capitolo della saga di Gears of War. Con stupore, prima di averci giocato, ne avevo accolto la candidatura a "gioco delusione dell'anno". Le aspettative per la conclusione annunciata di una delle due saghe caratteristiche della console di casa Microsoft (insieme ad Halo), erano effettivamente abbastanza alte, ma tradirle, con una base narrativa tutto sommato solida e una giocabilità consolidata, sembrava difficile. Possiamo ora dire che dal punto di vista della giocabilità Epic Games non delude, ma dal punto di vista della trama lo fa eccome, e non paiono esagerate le parole dello Story Producer della saga di Dead Space, Chuck Beaver, secondo il quale "Gears of War contiene violazioni oltraggiose e violente alle basi di una storia. (...) È letteralmente la peggiore narrazione dei videogiochi." Secondo molti pareri, dopo la trama semplicistica ma funzionale del primo episodio, pur con le contraddizioni e l'artificiosità di alcuni passaggi, Epic fa il passo falso di prendersi troppo sul serio e forzare una trama più articolata all'interno di uno sparatutto (e ricordiamo, qualora ce ne fosse bisogno, le immortali parole del vate John Carmack: "Story in a game is like a story in a porn movie. It's expected to be there, but it's not that important"). Gears of War 2 sopravvive al processo, e risulta anche piacevole, facendo generose concessioni in diversi punti, fra cui il finale. Gears of War 3, almeno a parere di chi vi scrive, invece non ce l'ha fatta. Il rapido susseguirsi di sequenze superomistiche e drammatiche senza reali nessi logici, le forzature imponenti e le contraddizioni interne conducono il giocatore verso un finale che si spera rivelatorio, ma che invece, purtroppo, collassa sotto il peso della trama male articolata e, invece di spiegare qualcosa, pone solo ulteriori dubbi. Epic Games, madre di capolavori come Jazz Jackrabbitt e Unreal - giusto per citare i suoi figli prediletti - e autrice di un titolo in grado di rivoluzionare un genere e instaurare nuovi punti di partenza che oggi ci sembrano imprescindibili, come la salute autorigenerante o il sistema di coperture, delude così i giocatori con il capitolo conclusivo della sua saga di maggior successo? In realtà no. Perchè mentre la trama di cui si è parlato fin'ora è accessoria (come ricorda Carmack), l'ossatura del gioco è robusta, e Gears of War 3 è la summa dei due capitoli precedenti, duro, moderatamente difficile (anche se a volte si scende nel frustrante), sanguinolento, brutale e divertente da giocare. I colori più accesi e pastellosi ringiovaniscono l'Unreal Engine 3 e il gioco risulta decisamente piacevole visivamente, facendo dimenticare l'oscurità e il male agli occhi dei primi due. Il sistema di coperture è al suo apice, con la maggior parte dei ripari che presto crolla sotto i colpi dei nemici e ci costringe a spostarci in continuazione senza smettere di sparare. I checkpoint, infine, croce di alcuni punti dei primi due titoli, sono generosi ma giusti e non costringono quasi mai a rigiocare lunghi passaggi. Dunque Gears of War 3 è il finale esplosivo che tutti aspettavamo o la cocente delusione che ci è stata descritta? Se avete giocato la saga per seguirne la trama (e il padre di Doom non approva), la delusione sarà intensa, se invece state "solo" giocando a uno sparatutto in terza persona di razza avrete pane per i vostri denti.

1 commento:

Atlon ha detto...

Mah, il padre di Doom è vecchia scuola, i tempi sono cambiati.