Sta sera sotto la doccia mi è venuto in mente di scrivere un epinicio per gli NFSR, ma qualcosa dentro di me, penso che la chiamino coscienza, mi ha detto che non era ancora il caso. Allora, pur di scrivere qualcosa, mentre mi facevo la barba ho deciso di scrivere un articolo su quanto sia noioso farsi la barba. La stessa vocina di prima, però, me l'ha sconsigliato. Dunque vi racconterò qualcosa sulla storia della lingua visto che è da un po' che non lo faccio. Nella fattispecie perchè "ostile" e "host" (colui che ospita, in inglese) abbiano significato pressochè opposto. Come ormai i miei piccoli lettori avranno imparato a capire, le due parole derivano da una radice comune, in questo caso una radice indoeuropea. La radice aveva probabilmente il significato di "quello che viene da fuori" e lo scontro con i due mondi, quello romano e quello germanico, ha portato irrimediabilmente a un'evoluzione diametralmente opposta del termine. Nel primo caso, quello romano, colui che arriva dall'esterno è irrimediabilmente l'ennesimo nemico da combattere. Così hostis (il nemico della società, quello che si combatte in campo aperto - in contrapposizione a nemicus, il nemico privato) ha iniziato a indicare il nemico della repubblica, prima, e dell'impero romano, poi. In italiano il termine ci è pervenuto attraverso il latino proprio con questo significato, lasciando traccia nell'aggettivo ostile e nei suoi derivati. Al contrario nel mondo germanico, paradossalmente, lo straniero era visto come ospite gradito, oltre che sacro. Perciò la radice è evoluta in host che nelle lingue germaniche ora significa ospite, appunto. Più interessante di uno sproloquio sul farsi la barba, no?
venerdì 17 aprile 2009
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